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Prorogata la mostra di Adotti

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Il grande successo riscosso dalla mostra “Enrico Adotti. Armonia e grazia del ferro battuto” ha reso opportuna una proroga, per rendere ancora visitabile l’esposizione alle tante persone che ne hanno fatto richiesta. Le sale del Castello Savorgnan ospiteranno dunque fino a domenica 4 giugno le creazioni in ferro battuto di un artigiano che però “sconfinava” nell’arte. Per tutta la vita Adotti si è misurato con il ferro: nato nel 1921 in una famiglia di fabbri, frequentò a Gemona la Scuola d’Arte e Mestieri, avendo modo di riprendere ed esercitare l’attività in cui eccelleva – quella della lavorazione del ferro battuto – solo a partire dai primi anni Ottanta. Si potrà accedere alla mostra sabato e domenica dalle 10 alle 12.30 e dalle 15.30 alle 19.

Da “bravo artigiano” – come amava definirsi – con le sue creazioni ha voluto domare e dare forma a proprio piacimento al materiale che gli era sempre stato familiare e che attraverso la fiamma della fucina diventava straordinariamente docile e plasmabile. Per le opere che realizzava (spesso su commissione, oggi conservate da molte famiglie arteniesi) traeva spunto soprattutto dalla natura. Aveva una particolare predilezione per gli animali e i tralci di vite, riuscendo a foggiare grappoli e foglie di grande realismo. Prima di dar vita alle sculture, piccole o grandi che fossero, si documentava scrupolosamente, cercando il modo migliore per sviluppare e concretizzare quanto nella sua mente stava prendendo forma.

«Enrico Adotti realizzava su grandi fogli, con tratti decisi, gli schizzi preparatori. In questo aveva un valido alleato nel pittore Mario Micossi, generoso di preziosi suggerimenti accompagnati talvolta, per l’ideazione di opere di particolare impegno, da graffiti su china. Per le opere di maggiori dimensioni e specialmente per quelle che si sviluppavano in piano, Enrico tracciava la sagoma sul pavimento della sua officina con un gesso. Veniva quindi il momento di accendere la fucina a carbone coke. Al raggiungimento della temperatura necessaria inseriva tra il carbone barre di ferro a sezione piatta, tonda o quadra, quindi attendeva pazientemente che il calore rendesse quel materiale, così freddo e amorfo, docile ai sapienti colpi del suo martello e disposto a piegarsi al suo estro e alla sua creatività».

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info 328 302 0682
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Opera di Enrico Adotti (foto di Graziano Soravito)

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