Due mostre promosse dall’Ecomuseo
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| Biodiversità, paesaggio e benessere animale |
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Altopiano di Valmorel in Val Belluna (foto di Graziano Soravito) |
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| Le due mostre promosse in queste settimane dall’Ecomuseo sono solo in apparenza distanti, eppure i temi che affrontano sono in stretta connessione. Prati stabili e caseifici turnari sono snodi di filiere che si basano sulla sostenibilità: la Carta dei princìpi delle latterie turnarie lo evidenzia con chiarezza, i punti 3 e 6 del decalogo scritto dall’Ecomuseo in collaborazione con Slow Food e condiviso dalle turnarie parlano espressamente di “benessere animale” e “biodiversità e paesaggio”. |
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Ad accogliere le mostre sono due sedi prestigiose. Nelle sale del Castello Savorgnan sul Colle di San Martino ad Artegna, in collaborazione con il Comune, è esposta la mostra fotografica “Le orchidee dei prati stabili” di Luciano Silei (apertura fino al 28 aprile, sabato domenica e festivi dalle 10 alle 12.30 e dalle 15 alle 18.30). Si tratta di immagini scattate nei prati lungo il medio corso del Tagliamento, ed è per questo motivo che sabato 6 aprile alle 17 in castello è in programma la presentazione del libro “Le orchidee spontanee di Osoppo” di Luciano Regattin. |
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A Palazzo Giacomelli in via Grazzano a Udine, dove ha sede il Museo Etnografico del Friuli che ospita l’allestimento, la mostra documentaria “Latte Mleko Milk” racconta, con le foto di Graziano Soravito e i testi redatti dalle realtà casearie coinvolte (Campolessi, Peio, Valmorel e alpeggi del Monte Nero), cosa significa caseificare collettivamente, in montagna e pianura, in Italia e Slovenia (apertura fino al 2 giugno da venerdì a domenica dalle 10 alle 18). Viene descritto un modello di allevamento degli animali e di lavorazione del latte a basso impatto e a gestione famigliare, dove i pascoli e l’alimentazione delle bovine assumono un ruolo decisivo. |
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«Cosa sono i prati stabili? Come suggerisce la parola sono prati che, già da molto tempo, non sono stati dissodati. (…) Uno degli obiettivi del Progetto è di garantire nel tempo la sopravvivenza dei prati stabili che, in mancanza di sfalcio, si trasformerebbero in boscaglie abbandonate. Ciò si può ottenere agganciando la loro gestione a quella delle aziende agricole tradizionali. Tale rapporto si è venuto a interrompere a causa del sopravvento dell’agricoltura industriale e dell’allevamento intensivo. Creare una filiera legata ai prati stabili significa rimettere in moto un’economia circolare più attenta al benessere animale, all’alimentazione naturale e alla genuinità dei prodotti finali» (Progetto Life PollinAction “Filiera dei Prati Stabili FVG”). |
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